[ Torna all'Indice del Didaskàlikos ]

Indice
Didaskàlikos

XXV. L'immortalità dell'anima

1. Platone dimostra l'immortalità dell'anima in questo modo. In qualsiasi cosa entri, l'anima porta il vivere, poiché ciò è ad essa connaturato; ma ciò che porta il vivere non può accogliere la morte: dunque l'anima è immortale. Se l'anima è immortale, essa è anche indistruttibile; è infatti una sostanza incorporea, immutabile nella sua natura, intelligibile, invisibile e dotata di una sola forma; dunque è incomposta, indissolubile e indivisibile; ogni corpo, al contrario, è invece sensibile, visibile, divisibile, composto e dotato di molteplici forme. E certamente, quando l'anima viene in contatto mediante il corpo con il sensibile, è colta da vertigine, è sconvolta e come ubriaca; invece torna tranquilla e calma quando viene in contatto con l'intelligibile, restando in sé medesima; orbene, l'anima non è simile certamente a ciò che le provoca sconvolgimento; per conseguenza è simile piuttosto all'intelligibile, e questo è indivisibile e indistruttibile per natura. Inoltre, l'anima è per natura fatta per comandare e l'egemonico è simile al divino, cosicché l'anima, essendo simile al divino, deve essere indistruttibile e incorruttibile.

2. Tutte le cose immediatamente contrarie per accidente e non di per sé, per natura nascono le une dalle altre; ora, il contrario di ciò che gli uomini chiamano vivere è l'esser morti; come dunque la morte è separazione di anima e corpo, così la vita è unione di anima (che evidentemente preesiste) e di corpo; se dunque l'anima ci sarà anche dopo la morte e c'è prima dell'unirsi al corpo, è del tutto verosimile che essa sia eterna, poiché non è possibile pensare qualche cosa che possa distruggerla.

3. Inoltre, se le conoscenze sono reminiscenze, l'anima è immortale; che le conoscenze siano ricordi, potremmo giungere ad affermarlo in questo modo: la conoscenza infatti non può esistere che per reminiscenza delle cose precedentemente conosciute. Se, infatti, dovessimo concepire gli universali muovendo dai particolari, come potremmo percorrere tutti i particolari, che sono infiniti, o basarci solo su pochi particolari? In tal caso, per esempio, commetteremmo l'errore di giudicare che il vivente è solo ciò che respira. E come potrebbero essere all'origine i concetti? È dunque per reminiscenza che noi pensiamo come da piccole scintille, e ci ricordiamo, muovendo da alcuni oggetti particolari, delle cose conosciute precedentemente e poi dimenticate al momento dell'unione dell'anima con il corpo.

4. Inoltre, l'anima non può essere distrutta da un male suo proprio, né potrebbe essere distrutta da qualcosa di diverso da essa, né assolutamente da alcunché d'altro; ma, se è così, essa è indistruttibile. Inoltre, ciò che muove se stesso originariamente, si muove sempre e una cosa siffatta è immortale; ma l'anima muove se stessa; ciò che muove se stesso è principio di ogni movimento e generazione, e un principio è ingenerato e incorruttibile; perciò tali saranno l'anima del tutto e l'anima umana, perché entrambe hanno parte della medesima mescolanza. Platone dice che l'anima muove se stessa, perché ha connaturata la vita di per sé sempre in atto.

5. Che le anime dotate di ragione siano immortali, secondo Platone, lo si può dare per certo. Se lo siano anche quelle senza ragione, è controverso. È verosimile che le anime senza ragione siano condotte alla pura immaginazione e non si servano né di ragionamento, né di giudizio, né di principi, né di distinzioni generali, ma è verosimile che siano assolutamente ignare della natura intelligibile e non siano della stessa essenza delle anime dotate di ragione, ma siano mortali e corruttibili.

6. Al discorso che riguarda l'immortalità dell'anima segue sempre quello che riguarda l'unione delle anime ai corpi. Le anime si sviluppano insieme alla crescita naturale degli embrioni; esse cambiano molti corpi sia umani che non umani, o attendendo il loro momento in base a numeri stabiliti, o secondo la volontà degli dei, o per intemperanza, o per amore verso i corpi; le anime e i corpi hanno come una parentela vicendevole, come il fuoco e il bitume.

7. Anche l'anima degli dei possiede la facoltà di giudicare, che potrebbe esser detta anche conoscitiva, la facoltà di muovere, che potrebbe essere chiamata anche impulsiva, e la facoltà di appropriazione; queste facoltà sono anche nelle anime umane, ma subiscono un certo cambiamento dopo l'ingresso nel corpo; la facoltà di appropriazione si muta nel concupiscibile, la facoltà impulsiva nell'irascibile.

 


Torna al capitolo precedente Torna all' indice del Didaskàlikos Vai al capitolo successivo