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Didaskàlikos

XXXV. La differenza fra il filosofo e il sofista

1. Detto chi è il filosofo, si può vedere che il sofista è differente da questi nel costume, perché è al soldo dei giovani e all'essere bello e buono preferisce il sembrarlo; poi è differente per la materia di cui si occupa, perché il filosofo si prende cura delle cose che sono sempre per sé e identiche, mentre il sofista si affaccenda intorno al non essere, avanzando in una regione del sapere difficilmente discernibile per l'oscurità. Infatti, il non essere non è contrario all'essere: il non essere è inesistente, infatti non è pensabile e non ha alcuna sussistenza, e se anche qualcuno si sforzasse di esprimerlo o di pensarlo, si contraddirebbe, perché il non essere involge in sé medesimo contraddizione.

2. Il non essere tuttavia, per quanto può essere compreso, non è pura negazione dell'essere, ma è allusivo dell'essere come altro, cosa che si riannoda, in qualche modo, all'essere; perché, se le cose non fossero partecipi del non essere, non potrebbero essere distinte l'una dall'altra. Ora, quanti sono gli esseri, in altrettanti modi è il non essere; infatti, ciò che non è qualcosa, ciò è non essere.

 


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