[ Torna all'Indice del Didaskàlikos ]

Indice
Didaskàlikos

XIX. L'udito, l'odorato, il gusto, il tatto

1. Il senso dell'udito è destinato alla conoscenza del suono; esso comincia da un movimento nella testa e finisce nella sede del fegato. Il suono è l'urto che, trasmesso attraverso le orecchie, l'encefalo ed il sangue, si propaga fino all'anima; esso è acuto quando il movimento è veloce, grave quando è lento, grande quando è molto, piccolo quando è poco.

2. Dopo di ciò, la facoltà di sentire gli odori propria delle narici. L'odore è un'affezione che scende dalle vene delle narici alla regione ombelicale; le specie dell'odore non hanno nomi, tranne che le due più generali, odori buoni e odori cattivi, che hanno la denominazione di molesto e di piacevole. Ogni odore è più denso dell'aria, ma più sottile dell'acqua; questo è dimostrato dal fatto che tutto ciò che si dice a ragione appartenere al genere dell'odore, non ha subito un cambiamento completo, ma ha in sé comunanza di aria e di acqua, nella forma del fumo e della nebbia; quando poi si ha una trasformazione reciproca di questi elementi, allora ha luogo la sensazione dell'olfatto.

3. Gli dei hanno disposto il gusto per la conoscenza degli svariatissimi sapori; hanno teso delle venuzze dalla lingua al cuore, con la funzione di essere i luoghi di prova e di giudizio dei sapori; queste venuzze, contraendosi e dilatandosi secondo gli stimoli dei gusti, colgono le differenze fra essi.

4. Ci sono sette tipi di gusti: il dolce, l'acido, l'aspro, l'agro, il salato, il piccante, l'amaro; di questi il dolce ha una natura opposta a tutti gli altri, in quanto versa convenientemente umidità intorno alla lingua; dei rimanenti, gli acidi turbano e tormentano la lingua; quelli piccanti riscaldano e salgono verso l'alto; quelli amari hanno un forte potere detergente, così da fondere la lingua; quelli salati purificano e detergono dolcemente; dei gusti poi che fanno restringere e chiudere i pori, i più ruvidi sono gli aspri, quelli che producono lo stesso effetto, ma in misura minore, sono gli agri.

5. Il tatto è la facoltà sensitiva disposta dagli dei con la funzione di cogliere il caldo e il freddo, il molle e il duro, il leggero e il pesante, il liscio e il ruvido, e con la funzione di giudicare anche le differenze fra questi. Le cose che cedono al tatto, diciamo che sono molli, mentre diciamo resistenti quelle che non cedono. Questo dipende dalla base dei corpi: infatti, quelli che hanno basi grandi, sono solidi e stabili, invece quelli che poggiano su una piccola base sono cedevoli, molli e facili a mutare. Un corpo ruvido è eterogeneo e duro, uno liscio è omogeneo e denso. Le sensazioni del freddo e del caldo, che sono assolutamente contrarie, fanno capo a cause contrarie. L'una, tagliando per l'acutezza e per la ruvidezza delle parti, produce il caldo, l'altra, che ha le parti più spesse, nell'entrare produce il freddo: tali parti spingono fuori le parti più piccole e si sforzano di occupare il loro posto; si produce allora una scossa e un brivido e la sensazione conseguente nei corpi è il freddo.

 


Torna al capitolo precedente Torna all' indice del Didaskàlikos Vai al capitolo successivo