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Giorgio Gemisto Pletone

di Paolo Scroccaro

«Il grande Cosimo ... quando si svolgeva a Firenze il concilio per l'unificazione della Chiesa greca con la latina, ascoltò spesso le discussioni sui misteri platonici di un filosofo greco che di nome si chiamava Gemisto, di soprannome Pletone, quasi fosse un secondo Platone» (Marsilio Ficino).

G. Gemisto detto Pletone, nasce a Costantinopoli verso il 1355, da nobile famiglia. Costretto in giovane età, per motivi non noti, a lasciare la città natia, chiede asilo ad Adrianopoli, provvisoria capitale ottomana. In seguito si sposta a Mistra (l'antica Sparta), a quel tempo capoluogo di un principato greco. Qui si stabilisce definitivamente, ricoprendo anche cariche pubbliche; inoltre, fonda e guida una Scuola filosofica tradizionalista.

In occasione del concilio del 1438-1439, che viene aperto a Ferrara e poi spostato a Firenze, al seguito dell'Imperatore Giovanni Paleologo arrivano in Italia numerosi filosofi orientali, tra cui Giovanni Bessarione da Trebisonda (1395-1472) e soprattutto il venerando G. Gemisto Pletone, sapiente onorato e ammirato. Pur molto anziano, in Italia tiene lezioni su Platone e sugli Oracoli Caldaici, presentandoli come espressione della dottrina di Zoroastro (Zarathustra), "priscus theologus", considerato la fonte principale di una sapienza solare antichissima che si manifesta per gradi, e della quale Pitagora e Platone risultano essere tra i massimi rappresentanti. In aggiunta, egli ricollega a tale filone tradizionale anche Minosse, Licurgo, Numa, i sacerdoti di Dodona, i 7 Sapienti, Parmenide, Timeo, Plutarco, Porfirio, Giamblico, i Magi e perfino i Brahmani. "Tutti questi, essendo in accordo intorno alla maggior parte delle questioni fondamentali, sembrano aver dettato le loro concezioni, come le migliori, agli uomini più sensati ... Noi dunque li seguiremo senza cercare novità nostre o altrui ... i sapienti esprimono sempre opinioni in armonia con le convinzioni più antiche..." (G. G. Pletone).

A seguito di tali incontri, viene notevolmente rivitalizzato l'interesse per Platone ed il Neoplatonismo in senso spirituale-realizzativo (a differenza degli umanisti italiani alla Bruni, che si limitano a mostrare un interesse più che altro filologico-eruditivo). L'espressione "Fratelli in Platone", usata da Gemisto, e significativa dell'atmosfera vibrazionale che si avverte nella sua cerchia.

L'entusiasmo sollevato da G. Pletone è notevole, tant'è che il mecenate Cosimo de' Medici ne viene suggestionato, al punto da meditare la formazione di un'Accademia Platonica a Firenze (progetto poi affidato a Marsilio Ficino). È lo stesso M. Ficino, nella prefazione alla sua traduzione di Plotino, a dare notizia dell'influsso di G. Pletone su Cosimo de' Medici.

Giusto nel 1439, Pletone scrive Sulla differenza tra la filosofia platonica e quella aristotelica, in cui mostra la superiorità di Platone, innescando una polemica che coinvolge altri intellettuali, tra cui il Bessarione, buon conoscitore dei padri orientali, che si schiera a sostegno del Platonismo, contro certi polemisti filo-aristotelici.

In un'opera di più largo respiro, Il trattato delle leggi, G. Pletone riattualizza il modello della comunità platonica, quale comunità sapienziale centrata sul dio-Sole. Secondo le tesi ivi esposte, la spiritualità platonica, prolungamento di quella di Zoroastro, sarebbe in grado di favorire il superamento delle controversie religiose, come quelle emerse all'interno del Cristianesimo e tra Cristianesimo e Islam, e di fondare la pace universale(aspirazione che sarà ripresa da Marsilio Ficino e che sarà rielaborata da Pico della Mirandola). Tutto questo dovrebbe avvenire anche grazie al supporto della religiosità "pagana" ellenica, rivisitata secondo una prospettiva che accomuna esplicitamente il progetto di Gemisto a quello precedente di Giuliano Imperatore: non e un caso che in questo contesto anche gli scritti di Giuliano trovino nuova fortuna, e specialmente il suo Inno al Sole, particolarmente caro ai circoli neoplatonici dell'epoca(lo stesso Marsilio Ficino scriverà "uno splendido De Sole", secondo il giudizio di E. Garin).

G. Pletone, a Mistra, aveva già promosso la restaurazione degli antichi dei; negli incontri fiorentini, in nome di tale restaurazione dal sapore giulianeo annuncia che "il mondo intero avrebbe avuto una sola e identica religione ... Ed avendogli domandato io, se sarebbe stata la fede di Cristo o quella di Maometto, mi rispose: nessuna delle due, ma un'altra non dissimile da quella dei gentili..." (così testimonia il suo acerrimo avversario Giorgio di Trebisonda).

Nel citato Trattato sulle leggi, Gemisto recupera e riadatta vari inni, preghiere e riti solari, precisandone i significati metafisici, capaci di trascendere le limitazioni delle religioni positive, alimentando una vasta letteratura "solare" nel corso dell'età umanistico-rinascimentale. Purtroppo, le Leggi vennero "in gran parte distrutte dall'odio teologico" (E. Garin), su istigazione del teologo Gennadio, nemico di Pletone. Sono rimasti vari frammenti, dai quali e possibile ricostruire le linee generali del grandioso programma di riforma politico-spirituale, in favore del quale Pletone opero durante tutta la sua lunga vita, morendo quasi centenario.

 

Paolo Scroccaro

 

 

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Articolo inserito in data: domenica, 7 marzo, 1999.

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