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René Guénon, La metafisica orientale

Luni, Milano 1998, pagg. 50, lire 15.000.

di Walter Catalano

da «Diorama Letterario», n. 238, settembre 2000.

 

Accingendosi a recensire un testo breve ma da più parti considerato alla stregua di un classico, è doveroso segnalare innanzi tutto il benemerito lavoro svolto dalla casa editrice Luni. La proposta (o riproposta) delle opere principali degli esponenti più interessanti del cosiddetto pensiero tradizionalista -come Guénon o Coomaraswamy- di libri eterodossi, misconosciuti ed emarginati per decenni -come i saggi sulla simbologia dantesca di Luigi Valli- o dei testi fondamentali delle tradizioni orientali -islamica e cinese in testa- ci sembra quanto mai utile e necessaria in un panorama editoriale in materia di spiritualità e religioni sempre più ammorbato dai fumi stomachevoli dell'immenso ed infinitamente riscaldato minestrone del new age.

Anche questo breve libretto guenoniano va ad incastonarsi nel variegato e prestigioso mosaico composto dal catalogo della casa editrice milanese, occupando un tassello piccolo ma importante. Si tratta infatti dell'unica conferenza pubblica mai tenuta dall'autore (precisamente alla Sorbona di Parigi il 12 dicembre del 1925) in cui vengono sintetizzati ed esposti in modo semplice e conciso, i punti principali della dottrina che Guénon, negli anni successivi, andrà delineando nel corso delle sue opere maggiori.

«Nonostante il titolo -commenta Piero di Vona in René Guénon e la metafisica- Guénon afferma all'inizio che la metafisica pura è universale. Solamente le forme esterne, di cui essa si riveste per necessità di esposizione, e per manifestare ciò che è exprimable, possono essere orientali o occidentali. Ma la metafisica per essenza è al di fuori e al di là di tutte le contingenze».

Ma che cos'è la metafisica? Spiega Guénon, riportandosi al significato etimologico della parola:

«"metafisica" significa letteralmente "di là della fisica", intendendo "fisica" nell'accezione che tale termine aveva sempre avuto per gli antichi, accezione che è quella di "scienza della natura" in tutta la sua generalità. La fisica è lo studio di tutto quel che appartiene all'ambito della natura; ciò che riguarda la metafisica è quel che è al di là della natura».

Come si vede questi elementi sono basilari per l'esatta comprensione dell'essenza su cui si basa tutto il complesso edificio della metafisica guenoniana:

«ciò che è al di là ed al di sopra della natura, ciò che è dunque propriamente "sovrannaturale"».

Questo sovrannaturale, secondo quanto sostiene Di Vona nel suo Evola Guénon De Giorgio, è lo stesso inteso dalla teologia cattolica:

«Guénon distingue il fine naturale ed il fine sovrannaturale dell'uomo, e identifica il primo con l'ordine fisico ed il secondo con l'ordine metafisico».

La necessità non tanto della speculazione teorica, quanto della verifica esperienziale è un altro aspetto ben puntualizzato da Guénon e spesso non sufficientemente preso in considerazione dai commentatori meno attenti:

«È veramente strano che si chieda di provare la possibilità di una conoscenza invece di cercare di rendersene conto da se stessi facendo il lavoro necessario per acquisirla. Per chi possieda simile conoscenza, quale interesse e quale valore possono avere tutte queste discussioni?».

La metafisica, che per Guénon può essere caratterizzata -«ad esempio dicendo che essa è la conoscenza dei principi universali»- ma non definita -«non lasciandosi rinchiudere in nessuna formula o in nessun sistema»- è «conoscenza sovrarazionale, intuitiva e immediata». Il suo strumento, «l'intuizione intellettuale pura», non va confuso con l'intuizione sensibile essendo «l'una [...] di là dalla ragione, ma l'altra [...] al di qua». L'intelletto trascendente non appartiene più all'ordine delle facoltà individuali, «poiché non può rientrare nelle possibilità dell'individuo [...] l'uscire dalle condizioni che lo definiscono in quanto individuo», e non è in quanto uomo che l'uomo può giungere alla conoscenza metafisica, ma solo «in quanto quest'essere, che è umano in uno dei suoi stati, è nello stesso tempo qualcosa d'altro e qualcosa di più di un essere umano».
La «presa di coscienza degli stati sovraindividuali» è quindi «l'oggetto reale della metafisica», in essa l'individuo appare solo come «una manifestazione transitoria e contingente dell'essere vero», uno «stato particolare di una moltitudine indefinita di altri stati dello stesso essere», ove l'essere è «assolutamente indipendente da tutte le sue manifestazioni», come «il sole è assolutamente indipendente dalle immagini molteplici nelle quali si riflette».
Ecco delinearsi «la distinzione fondamentale tra il "Sé" e l'"io", tra la personalità e l'individualità», collegate fra loro dall'intelletto trascendente «come le immagini sono ricollegate dai raggi luminosi alla fonte solare». La complessa teoria degli stati molteplici dell'essere, vero punto nodale della metafisica guenoniana e leitmotiv della sua opera, è già contenuta tutta qui, fra le agili pagine di questo libretto.

Un altro passo importante da ricordare è quello riguardante la valutazione dei simboli, dei riti e dei «supporti» in genere, che introducono e sostengono la realizzazione metafisica:

«non c'è comune misura tra la realizzazione metafisica e i mezzi che portano ad essa, o, se si preferisce, che la preparano. È questa del resto la ragione per cui nessuno di questi mezzi è rigorosamente necessario, d'una necessità assoluta».

Quanto di più lontano dunque, dall'ortodossia di certi interpreti bacchettoni (per Evola si è parlato di «evolomani», ma i «guenonomani» sono forse una progenie ancora più illegittima). Solo la «conoscenza teorica» è una preparazione indispensabile e soprattutto la «concentrazione» volta «ad armonizzare tra di loro i diversi elementi dell'individualità umana, allo scopo di preparare la comunicazione effettiva tra tale individualità e gli stati superiori dell'essere».

Guénon accenna poi alle tappe di tale realizzazione metafisica, dalla restaurazione dello «stato primordiale» con la conseguente riconquista del «senso dell'eternità», all'uscita definitiva dalla «corrente delle forme», fino alla vera e propria «Liberazione», al di là dall'essere.
Altra utile precisazione di Guénon:

«tutto ciò di cui abbiamo parlato qui non ha nessun rapporto con cose che siano fenomeni, più o meno straordinari. Tutto ciò che è fenomeno è di ordine fisico; la metafisica è al di là da questi fenomeni. [...] Colui che si lascia fermare e distogliere dalla sua via a causa dei fenomeni, colui, soprattutto, che si lascia andare nella ricerca di "poteri" eccezionali, ha ben poche probabilità di spingere la realizzazione più lontano del grado al quale è già arrivato quando tale deviazione sopraggiunge».

Guénon conclude individuando la differenza fondamentale fra due concezioni del mondo:

«dal lato dell'Oriente, conservazione della tradizione con tutto ciò che essa implica; dal lato dell'Occidente, oblio e perdita di questa tradizione; dalla parte del primo, conservazione della conoscenza metafisica; dalla parte del secondo, completa ignoranza di tutto quel che si riferisce a questo campo».

Anche chi non condivida affatto l'austera visione del pensatore di Blois dovrà ammettere l'incontrovertibilità, ai tempi in cui furono scritte come ai giorni nostri, di molte sue considerazioni come la seguente:

«Da diverse parti si parla molto, oggi, di "difesa dell'Occidente"; ma sfortunatamente si sembra non capire che è soprattutto contro se stesso che l'Occidente ha bisogno di essere difeso».

Consigliamo vivamente la lettura di queste poche ma dense pagine soprattutto a coloro che, non avendo mai osato avvicinarsi ai testi del pensiero guénoniano, vogliano averne una visione d'insieme sintetica ma efficace, cavandosela senza eccessivo spargimento di materia cerebrale.

 

Walter Catalano

 

 

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Articolo inserito in data: martedì, 14 novembre, 2000.

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